Abbigliamento e vendite online tra normativa e buone pratiche

L’online allarga a dismisura la vetrina del proprio negozio, ma tale scelta implica il possesso di adeguata conoscenza della normativa, applicazione delle best practices, creatività, dimestichezza con web, rete e social.

Di tutto questo se n’è parlato nell’incontro, organizzato da Confcommercio, che aveva l’obiettivo di tracciare una panoramica ad ampio spettro sul binomio e-commerce e mondo della moda.

Oggi - ha spiegato nel suo intervento introduttivo il presidente dell’associazione di categoria, Antonio Paoletti - web e rete, più che un’opzione, sono una scelta quasi obbligata per dare alla propria azienda ampia visibilità e rinnovarne una competitività che va costantemente rimodulata alla luce di un mercato sempre più globale e di consumatori sempre più online”.

Nonostante però il fatturato delle vendite e-commerce, in Italia, rappresenti il 10% di quello complessivo (di molto inferiore però alle percentuali di Germania (14%), Francia (14%) e Spagna (12%), nel nostro Paese, il web resta ancora poco utilizzato.

Su quasi 4,5 milioni di imprese, secondo l’ultimo Report dell’Ente Bilaterale Nazionale Terziario, meno della metà (2 milioni scarsi, il 54% dei servizi, il 27% del commercio e il 20% dell’industria), utilizza il web per promuovere i propri prodotti e, di queste, appena 600mila usa la rete per effettuare transazioni anche se, in base agli ultimi dati, circa il 31% della popolazione maggiorenne, soprattutto delle fasce più giovani, ha effettuato, nell’ultimo biennio, almeno un acquisto utilizzando PC o Smartphone.

“Uno scenario – ha ripreso quindi Paoletti – che pertanto richiede al commerciante la capacità di viaggiare a due velocità, mantenendo da un lato la dovuta sensibilità per l’esperienza sensoriale del cliente legata allo shopping nel negozio fisico e, dall’altro, acquistando la dovute competenze per proiettare la propria offerta ben oltre gli spazi espositivi dati dalle proprie vetrine”.

A seguire il Segretario nazionale di Federmoda Italia, Massimo Torti, ha ripercorso i vari step da seguire per l’apertura di uno shop online, dalle informazioni che devono essere fornite e ben visibili al pubblico, alle metodologie inerenti gli ordini, alla cura del cliente nella fase post vendita, alla risoluzione delle controversie online.

Torti ha poi tracciato una panoramica che ha toccato diversi aspetti essenziali per negoziante e cliente quali le peculiarità normative che differenziano le vendita online a seconda della tipologia dei prodotti commercializzati, le sanzioni previste in caso di irregolarità, gli indirizzi legislativi sulla sicurezza degli articoli, le responsabilità del negoziante per danni arrecati da merce difettosa e le clausole in materia di privacy, sostituzione del prodotto, recesso e garanzie che devono essere applicate in base a quanto contemplato dalle leggi a tutela dei consumatori.

A chiudere la convention l’intervento di Franco Letrari, direttore delle Dogane di FVG e Veneto, che ha illustrato le diverse attività svolte dall’Agenzia a tutela del made in Italy, incluse quelle di supporto alla lotta alla contraffazione che, come evidenziano gli ultimi dati disponibili, interessa nella misura del 32,5 proprio il fashion e l’abbigliamento in generale, per un valore di 2,2 miliardi di Euro annui e sottraendo in tutto al sistema economico legale 5 miliardi e 280 milioni e più di 100mila posti di lavoro.

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