Billè: Italia quasi alla recessione

MILANO - L'economia di Eurolandia si conferma in fase di stallo: secondo i dati diffusi da Eurostat, il prodotto interno lordo dei dodici Paesi dell'area euro è cresciuto nel terzo trimestre di un risicato 0,1% rispetto al secondo trimestre. Su base annua, la crescita è stata pari all'1,3%. E il peggio non è ancora arrivato: la stragrande maggioranza degli economisti stima infatti che nel quarto trimestre la variazione del Pil rispetto al periodo giugno-settembre sarà negativa. Dunque, Eurolandia oscilla sempre più pericolosamente sul sottile crinale che la separa dalla recessione vera e propria (che viene definita come la variazione negativa del Pil per due trimestri consecutivi). E dopo i cattivi dati provenienti di recente dalla Germania, anche la salute della seconda economia di Eurolandia, quella francese, sta peggiorando: la fiducia delle imprese è scesa in novembre al livello più basso degli ultimi otto anni. Ieri sono arrivati i dati sul tasso di inflazione in Italia nel mese di novembre che si è attestata sul 2,4%. L'indice dei prezzi al consumo per l'intera collettività, rileva l'Istat, presenta un aumento dello 0,2% rispetto al mese di ottobre. Il tasso di inflazione al 2,4% registrato a novembre 2001 è il più basso dall'aprile 2000. I dati definitivi saranno diffusi il 18 dicembre prossimo. La rilevazione è stata fatta su circa il 70% del campione delle città. Commentando i dati il presidente di Confcommercio, Sergio Billè, l'Italia è «quasi in recessione». «Ci sono due dati che ci devono far riflettere. Da un lato l'aumento delle vendite al dettaglio che si è attestato su percentuali veramente esigue. Dall'altro un rientro molto forte dell'inflazione. Se a questi due dati aggiungiamo il non aumento dei prezzi del petrolio, che anzi nelle ultime settimane si sono addirittura ridotti, ci sono tutte le condizioni per dire che se non siamo in recessione siamo sicuramente in una fase di «cessione» dei consumi». Intanto negli Stati Uniti, i dati resi noti ieri sono stati contrastanti: malissimo l'andamento dei sussidi di disoccupazione, così così la vendita di nuove case, benissimo gli ordini dei beni durevoli. I sussidi di disoccupazione, nella settimana chiusa il 24 novembre, sono saliti di 54 mila unità, raggiungendo un totale di 488 mila. Si tratta del livello più elevato degli ultimi 19 anni. Gli analisti prevedevano un aumento di sole 16 mila unità. Il mercato del lavoro desta le maggiori preoccupazioni fra le autorità politiche e monetarie statunitensi: il motivo è che il suo deterioramento si ripercuote a catena sulla fiducia dei consumatori e sui consumi, che rappresentano i due terzi del Pil.