Infortuni sul lavoro, quest'anno già 4.600

L'associazione mutilati e invalidi ribadisce la necessità di una maggiore sicurezza Nel 2001 sono stati denunciati 12 mila infortuni sul posto di lavoro (un quarto hanno interessato donne) e 12 morti fino all'agosto 2001, ma soltanto nei primi tre mesi del 2002 gli incidenti segnalati sono stati ben 4692. Numeri che potrebbero portare a ipotizzare un aggravamento della situazione a fine anno, rispetto a quella registrata l'anno scorso.
È questo il quadro nella provincia di Udine, denunciato ieri dal vicepresidente dell'Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro di Udine, Amerigo Cozzi, nell'ambito della celebrazione della 52ª giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro, ospitata all'auditorium Zanon. Un'occasione per ribadire una volta di più la necessità di una cultura della sicurezza sul lavoro e della prevenzione, sottolineata anche dalle molte autorità politiche presenti, attente al tema giacché la nostra regione occupa il quarto posto in Italia in merito agli incidenti sul lavoro (la percentuale della provincia di Udine è leggermente minore).
«Dal primo gennaio al 31 marzo 2002 sono stati denunciati già oltre 4600 infortuni: un dato che fa riflettere e che desta una forte preoccupazione, anche se - ha puntualizzato Cozzi - va detto che ci sono mesi in cui vi è una maggiore incidenza di sinistri a fronte di altri in cui la percentuale è nettamente più ridotta e quindi un bilancio è possibile solo alla fine del 2002. Il nostro obiettivo - ha indicato il vicepresidente dell'Anmil - è di ridurre drasticamente questa tendenza e per questo si deve puntare alla prevenzione. Questa dovrebbe partire sin dalla scuola e anche attraverso dei corsi di formazione ad hoc. Oggi, infatti, non esiste più l'apprendistato, che offriva un'ampia conoscenza sui pericoli reali: i giovani sono più secolarizzati, ma al contempo sono privi di dimestichezza nell'usare macchinari e attrezzature sofisticate. I settori più a rischio d'infortunio - ha specificato - sono principalmente quello dell'industria (siderurgica e edile) e dell'agricoltura».
Sono stati 12 mila gli incidenti sul lavoro segnalati nel 2001, ai quali però vanno aggiunti quelli relativi al lavoro nero, che non vengono denunciati «e che aumenterebbero la cifra. Una delle cause degli infortuni - ha chiosato Cozzi - è la mancata applicazione delle misure di sicurezza, che vengono trascurate subordinandole al profitto. Rispetto agli uomini - ha riferito poi -, le donne devono essere tutelate meglio perché, a parità di infortunio subito, sono le più svantaggiate, dovendosi anche occupare della famiglia». L'Anmil - che conta ad oggi 6163 iscritti -, inoltre, interviene nei riguardi dei datori di lavoro, affinché sia rispettato l'impiego dell'infortunato nell'ambito dell'azienda con un lavoro consono alla sua capacità. Punta anche all'aggiornamento del testo unico dell'Inail del 65, che regola l'assunzione obbligatoria, e alla modifica delle situazioni anomale riscontrate nella legislatura vigente, come il divieto di cumulo tra la rendita Inail e la pensione di invalidità Inps derivata dall'infortunio, sollevato da Cozzi (che è anche consigliere nazionale Anmil). Ad affrontare la situazione per poter trovare una soluzione si sono resi disponibili i parlamentari Ferruccio Saro e Giovanni Collino: «Ci incontreremo con gli altri parlamentari regionali - hanno detto - per presentare una proposta di legge nazionale». I due onorevoli, fra gli altri, hanno confermato come sia necessario una nuova cultura del lavoro, con un cambiamento di impostazione sul modo di produrre: «la competitività portata all'estremo è dannosa per la società».


Il presidente Dreossi: dove sono i contributi? «In occasione dell'ultimo coordinamento regionale per l'infortunistica, l'assessore alla sanità ha confermato un finanziamento di 2 miliardi e mezzo di vecchie lire da versare alle Aziende sanitarie per ampliare la prevenzion