Intervista al Presidente Paoletti su Il Piccolo

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Commercio, abbigliamento verso l'ecatombe

Questo 2004 si prospetta come un anno chiave per il futuro della città e della regione: l'elemento inedito è la crisi della piccola e media impresa Paoletti: «I proprietari non hanno soldi per estinguere i fidi bancari». Da domani saldi ultima speranza

Ormai lo si è detto mille volte: questo 2004 si prospetta come un anno chiave per il futuro della città e della regione. Intanto però sul fronte dell'economia lo scenario non è sereno. Il Porto è attanagliato dalla crisi dei traffici. L'industria si appoggia a dati congiunturali tendenzialmente incoraggianti, ma deve fare i conti con una serie di interrogativi. E però l'elemento inedito, quello che segna l'avvio di quest'anno, è la crisi in cui versa il tessuto della piccola e media impresa. Da un lato il comparto degli spedizionieri, stimato in 800 persone circa, reso sovradimensionato dalla caduta dei confini con la Slovenia. Dall'altro le moltissime piccole imprese, spesso a dimensione familiare, legate al commercio. Domani si apre una stagione di saldi che per molti negozianti costituirà l'ultima carta da giocare: racimolare un po' di liquidità utile a far fronte ai pagamenti, o smettere. E a smettere, aggiungendo altre saracinesche chiuse a quelle che già ora si vedono pure nelle vie più centrali della città, potrebbero essere in parecchi. Sempre che chi non ce la fa possa comunque arrivare a una chiusura «onorevole», come la definisce il presidente della Camera di commercio e della Confcommercio Antonio Paoletti. Perché il timore adesso è che molti, non avendo soldi per estinguere il fido in banca, portino avanti un'attività che crea soltanto costi, in una spirale perversa cui contribuiscono anche le nuove norme bancarie, molto più restrittive, introdotte con l'accordo di Basilea 2.
Lo dice chiaro Paoletti, precisando che il problema in termini generali non riguarda l'alimentare né gli articoli vari né i viaggi, tutti settori che nel 2003 hanno tenuto «abbastanza bene». Il problema si evidenzia nel settore dell'abbigliamento, delle calzature e di quei prodotti relativi alla cura della persona: settore in cui, malgrado le numerose chiusure degli ultimi anni, la rete di vendita è ancora sovradimensionata rispetto alle esigenze della città. Per fronteggiare l'emergenza che potrebbe esplodere a breve, la Camera di commercio sta portando avanti l'idea di un fondo di solidarietà dal duplice obiettivo: dare a chi vuole restare sul mercato la possibilità di diluire nel lungo termine l'eventuale scoperto, e aiutare chi voglia cessare l'attività a chiudere «in modo onorevole», senza cioè dovere magari vendere la casa per riuscire a estinguere un fido.
Perché si sia arrivati a questo punto, è persino banale ricordarlo: sono sempre di più le famiglie che arrancano per arrivare a fine mese. I primi tagli ovviamente cadono su abbigliamento e dintorni. Ricchi a parte, «il ceto medio non gira più firmat"

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