La Trieste-Fiume? Facciamola noi

Il presidente della Camera di commercio Paoletti lancia una proposta per un'infrastruttura chiave
Lunga cento km si intersecherebbe con le direttrici slovene
«La Trieste-Fiume? La costruisca l'Italia». Antonio Paoletti, presidente della Camera di commercio individua, su suggerimento di Tito Favaretto dell'Isdee (l'istituto di studi sull'Est europeo), una delle priorità italiane nei Balcani. Sarà lunga un centinaio di chilometri, precisa Favaretto, e passerà per l'Istria. In questo modo gli sloveni, che non sono interessati alla variante carsica della viabile (per motivi ecologici, dicono), non potranno rifiutare il tracciato basso, che si va a intersecare con le direttrici slovene finanziate da soggetti europei. E' una direttrice importante la Trieste-Fiume nel medio termine, soprattutto quando prenderà forma la Litoranea adriatica, che si snoderà fino all'Albania. «La costruiamo noi, e ci facciamo dare una concessione trentennale» propone Paoletti davanti ai rappresentanti del gruppo di studio «Logistica e trasporti», istituito per stilare un'analisi della situazione nel settore da sottoporre il 6 giugno prossimo al viceministro alle Attività produttive Adolfo Urso.
E a presiedere la prima sessione del «tavolo Balcani» è stato indicato da Unioncamere proprio l'ente camerale triestino, che ieri ha raccolto in città i rappresentanti di categoria che fanno capo a Federtrasporto, Finest, Confitarma, lo stesso Isdee, nonché l'Assindustria e l'ateneo di Bari. Scopo della riunione, analizzare la situazione delle infrastrutture e dei trasporti nell'area, formulando proposte per il miglioramento delle condizioni di base, allo scopo di aumentare la presenza imprenditoriale italiana nell'area. «E' una delega a cui noi tenevamo - rivela con soddisfazione Paoletti - perchè a Trieste abbiamo una conoscenza tecnica di non poco conto, tanto da consideraci una Camera ponte" verso i Balcani».
E ricorda come sulle reti verso l'Est (come il Corridoio 5, di cui recentemente è stato definito il finanziamento per il tratto finale ferroviario della Latisana-Trieste) l'Italia ha già stanziato 5000 miliardi delle vecchie lire, nonché fino a 300 miliardi per ammodernare le ferrovie slovene. «Insomma - sottolinea Paoletti - per Trieste questa è una grande vetrina». E spetta a Favaretto compiere l'analisi approfondita dell'esistente e di fornire le proposte per delineare le strategie italiane. Una cosa va innanzitutto detta, fa capire il direttore dell'Isdee: a Nord delle Alpi, le infrastrutture verso l'Est sono in avanzata fase di realizzazione. Ci divide quindi un forte «gap» rispetto a Paesi come la Germania o l'Austria nella corsa verso quei mercati, che hanno saputo sfruttare i benefici della caduta del Muro di Berlino nei primi anni Novanta. Un «gap» importante che ha riflessi anche sui percorsi balcanici, interessati in particolare dai corridoi 5 e 10. E che si ripercuote anche sulla competitività del «sistema Paese» italiano. Uno svantaggio, confessa ancora Favaretto, che potrà venire ridotto solo nel medio-lungo termine, nonostante l'Italia goda di una posizione geografica molto più favorevole. Quali sono dunque la grandi direttrici su gomma di interesse strategico europeo e italiano? Fra quelle citate da Favaretto, nell'ambito del Corridoio 5 (che già in terra italiana presenta una strozzatura in prossimità di Mestre) c'è la Lubiana-Maribor, che dovrebbe essere completata nel 2005, e la Lubiana Zagabria, che invece presenta ancora diverse decine di chilometri di strada statale inadeguata a accogliere i futuri traffici. Da Maribor verso l'Ungheria la situazione è ancora più evanescente. Ma per l'Italia sarebbe opportuno intervenire soprattutto sulla Maribor-Pinze, in territorio magiaro. «Questo è un segmento - sottolinea Favaretto - che ci serve per raggiungere agevolmente Romania e Ucraina».
Ancora più difficile la situazione sul fronte ferroviario. L'alta velocità a Trieste è ancora di là da v"