L’effetto-Sars da virtuale diventa reale anche a Trieste e costringe a fare i conti con un virus che rinfocola vecchie intolleranze
Il terrore alimenta la «psicosi gialla» C’è già chi chiede dove comperare le mascherine. I cinesi rischiano di passare per «untori» TRIESTE La prima ricoverata è una bambina cinese. La Sars, la polmonite atipica è sbarcata a Trieste e da ieri non è più un incubo solo virtuale. E’ in mezzo a noi e ci costringe a fare i conti con un virus che mette in gioco antiche abitudini e vecchie intolleranze. Da giorni sui bus chi tossiva insistentemente o aveva gli occhi lucidi, si sentiva osservato in modo diverso, quasi ostile. Attorno a lui molti si ritraevano di mezzo passo o scendevano alla prima fermata utile. Paura? No, era solo prudenza o suggestione, visti gli allarmi e le ancora più inquietanti rassicurazioni diffuse a piene mani dai responsabili della sanità pubblica. «Tutto sotto controllo. Neanche un caso in Italia» aveva affermato a Pasqua il ministro della Salute. Poi il ricovero a Milano di una bambina cinese di 10 anni ha fatto capire che l’illusione era finita e che anche noi siamo in ballo. Come i cinesi, come i canadesi, filippini e thailandesi. E’ solo questione di tempo. I confini non fermano le polmoniti e le barriere non funzionano finché esistono jet, aeroporti e centinaia di migliaia di persone che li usano per lavoro, per piacere, per sfuggire a condizioni di vita inumane. La peste che ha invaso l’Europa nel Medio Evo è arrivata a bordo delle navi. Altrettanto ha fatto l’influenza spagnola che tra la fine estate del 1918 e il 1919 ha ucciso 20 milioni di persone. Più della guerra mondiale cui è associata. Anche la «Spagnola» all’inizio fu minimizzata. I prefetti del Regno imposero il silenzio ai giornali «per non deprime lo spirito pubblico». Ma le notizie dell’escalation delle vittime della misteriosa malattia passarono di bocca in bocca insieme a immagini che provocavano sgomento e orrore. Sangue al naso, colorazione violetta della pelle, fame d’aria, rantoli. Le autorità di Pechino allo stesso modo dei prefetti del Regno hanno nascosto il contagio per mesi, quando con adeguate e tempestive misure avrebbe potuto essere contenuto. Oggi, secondo i medici, andiamo verso un contagio globale. I cinesi rischiano per le inadempienze criminali del regime che li governa di essere identificati come gli «untori». Rischiano di suscitare nuove intolleranze e nuove discriminazioni congiunte a una grande paura. Un’arma batteriologica sta diffondendosi per Invia una richiesta ed il nostro team ti contatterà quanto prima. Richiedi assistenza
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