Senza distributori di benzina 21 comuni su 39
Un incontro per fare il punto sulla rete sempre più sguarnita di punti di

Sul problema dei distributori di carburanti in montagna si sono incontrati nella sede dell'Agemont, ad Amaro, il presidente dell'Agenzia regionale Delio Strazzaboschi e il segretario della Confesercenti di Udine e della Faib regionale, una delle associazioni di categoria, Giorgio Moretti.
Sono state analizzate le ragioni dell'abbandono dei punti vendita in montagna, anche se oramai sono temi datati. Le grandi aziende petrolifere, è stato detto, sono da tempo orientate alle aree strategiche del territorio regionale e non hanno interesse a servire bacini limitati, con il risultato che, centri maggiori esclusi o viabilità "a gerarchia" superiore, nelle aree montane il servizio è stato lasciato alla buona volontà dei gestori che però non hanno motivazioni economiche sufficienti a proseguire la fornitura di tale servizio di prima necessità.
In Carnia, Valcanale - Canal del Ferro si vendono, secondo i dati della Faib, 26,5 milioni di litri di benzina e 10 milioni di litri di gasolio, la popolazione interessata è di quasi 39.000 residenti sparsi nei 39 Comuni, dei quali ben 21 sono ormai privi di impianti di distribuzione di carburante, con 27 impianti attivi nella rete stradale, secondo le più recenti rivelazioni, (contro i 47 del 1995), un impianto ogni 2.324 residenti e ogni 83 chilometri quadri, con un certo grado di polarizzazione nella rete lungo gli assi viari primari, statali 52 e 355, nonchè nei centri di Tolmezzo e Tarvisio.
Un'accentrazione che assomma nel territorio di 4 comuni il 44,4% degli impianti e il 56% delle vendite di benzina ed il 57% di gasolio. «Il principio della facilitazione agli impianti di montagna - ha spiegato Moretti - è sempre stato tutelato dalla legislazione, che consente per esempio che l'unico impianto esistente in un Comune possa continuare la sua attività anche se si rileva l'incompatibilità rispetto a norme urbanistiche e viarie >>. Ciò comunque non è mai stato sufficiente a garantire la permanenza del servizio perchè la questione ha un rilievo tutto economico, anche se, a onore del vero, nella nuova legge sono previste concrete forme di sostegno a integrazione del reddito del gestore a cura delle amministrazioni provinciali. «Un problema che non dovrebbe essere demandato solamente al mercato, ma che necessiterebbe una correzione da parte della mano pubblica». Moretti ha avanzato quindi la sua proposta per risolvere la questione. Concrete misure per questi problemi sono previsti dall'Obiettivo 2, le amministrazioni comunali si prodigano per mantenere sul territorio questo servizio. Per fare ciò si potrebbe destinare una parte degli utili della gestione della benzina a prezzo scontato per ristrutturare la rete nell'area montana. Un intervento di alcuni milioni di euro nell'arco di qualche anno. La gestione degli stessi potrebbe essere demandata ai Comuni, o a Consorzi di servizi o mediante altre soluzioni possibili, per la quale l'Agemont potrebbe fare la sua parte. A conclusione dell'incontro il presidente dell'Agemont, Strazzaboschi e Moretti hanno rimarcato che nella stesura della legge sulla benzina agevolata, e sulla sua gestione, «si è molto deciso su come perequare sul territorio il diverso ammontare dello sconto con gli utili di gestione. Ora forse si può effettuare un intervento di perequazione che produca un concreto risultato per la montagna, che guarda caso potrebbe proprio coincidere con le fasce della regione che hanno lo sconto più basso».