Spesa pubblica, gli sprechi costano oltre 5,2 miliardi annui

Spesa pubblica, gli sprechi costano oltre 5 miliardi di Euro annui

 

La cattiva amministrazione e gli sprechi di risorse determinano ogni anno per il Paese un ammanco di oltre 5,2 miliardi di Euro

A denunciarlo è uno studio, presentato da Confcommercio, che è andato a fotografare appunto la spesa pubblica, analizzando un “carrello” di 25 indicatori, rapportandola con la qualità e la quantità dei servizi erogati ai cittadini. Il Report ha individuato i tre principali fattori da cui derivano gli eccessi di spesa, rappresentati dalla maggiore arbitrarietà nell’utilizzo delle risorse da parte delle Regioni a Statuto Speciale, dalle economie di scala e dagli sperperi nel Mezzogiorno.

Nell’ambito poi di un’analisi più dettagliata che abbraccia i 20 ambiti regionali del Paese e della quale è punto di riferimento la Lombardia, area, che, in base ai parametri di raffronto presi in considerazione, si presenta con uno spreco pari a zero, il Friuli Venezia Giulia si colloca al nono posto della graduatoria, con un’eccedenza di spesa pro capite pari a 1.208 Euro.

Il surplus medio nazionale è invece di 1.089 Euro e risente, in particolar modo, degli sforamenti di Calabria (2.836 Euro), Trentino Alto Adige (2.634 Euro), Sardegna (2.595 Euro) e Sicilia (2.373 Euro).

L’indagine, che sottolinea come una gestione maggiormente oculata delle spese pubbliche da parte degli enti locali porterebbe in dote un “tesoretto” di 66 miliardi di Euro circa, ha riservato anche un focus previsionale sugli eventuali scenari che deriverebbero in caso di neutralizzazione o non delle clausole Iva e sugli effetti su Pil e consumi che ne giungerebbero.

Per l’Ufficio Studi della Confederazione, dal congelamento delle medesime, il Pil, nel 2020 si attesterebbe sullo 0,3% mentre, in caso di ritocchi al rialzo dell’imposta, il Prodotto Interno Lordo farebbe segnare invece un -0,2%, valore che farebbe entrare il nostro Paese in una fase di forte recessione.

Sul versante dei consumi, il mancato incremento dell’Iva, consentirà, probabilmente, un incremento degli stessi dello 0,3% mentre, in caso di aggiustamenti o rimodulazioni della tassa, si assisterebbe ad una frenata della spesa degli italiani di circa il -0,5%, con pesanti riflessi per il  borsellino delle famiglie (+834 Euro a nucleo e + 375 Euro pro capite) e, verosimilmente, anche sull’occupazione.

Il quadro offerto dall’indagine, per Confcommercio, ribadisce pertanto come la dotazione economica a supporto delle politiche di sviluppo del Paese possa essere reperita senza ricorrere ad ulteriori oneri tributari a carico di famiglie e imprese, ma intervenendo piuttosto sulle spesa pubblica improduttiva ed inasprendo al contempo la lotta ad evasione fiscale, illegalità e abusivismo.

 

www.confcommercio.it; “Messaggero Veneto”, pag. 6; “Il Piccolo”, pag. 8